“Se non fai nulla di male, perché ti vuoi nascondere?” era solito osservare tal Adolf Hitler. E, in effetti, a rigor di logica, la domanda retorica fila alla perfezione.
Già, ma per fortuna, a rigor di buonsenso, le nostre esistenze hanno ben poco a che fare con la logica.
Che cosa succede?
Succede che la vita post 11 settembre assomiglia sempre più al panopticon di Bentham che ad una libera convivenza democratica dove pace e fiducia nel prossimo si esprimono nel più assoluto rispetto della vita privata dei cittadini. Così, sempre nel nome della fatidica sicurezza (parolina magica che spalanca ogni porta, persino quella del pudore), se qua in Europa stiamo ancora a discutere del sistema di opt-in o di opt-out nella ricezione di informazioni commerciali, negli Stati Uniti hanno fatto il grande passo: il Department of Homeland Security’s Privacy Office ha approvato le ispezioni (ricerche, copia e conservazione) sui computer portatili, PDA e altri dispositivi digitali dei viaggiatori senza necessità che vi sia alcuna ragione di sospettare che contengano qualcosa di pericoloso.
Il Documento: Privacy impact assessment
Cosa significa?
Significa che, col benestare del Privacy Office americano, l’US Immigration and Customs enforcement ora può tranquillamente copiare, scaricare, conservare e acquisire qualsiasi contenuto dai dispositivi elettronici di chi entra o esce dal confine, e il tutto senza nessuna specifica motivazione.
Inoltre, mentre in molti casi le ricerche sarebbero effettuate con la conoscenza del viaggiatore, in altre situazioni, dice il rapporto, “informare il viaggiatore che il suo dispositivo elettronico è stato ispezionato non è praticabile“.
Per giungere a tale conclusione, il Privacy Office sostiene che “… such searches of electronic devices were really no different from searches of briefcases and backpacks. They are needed to interdict and investigate violations of federal law at U.S. borders and have been supported by courts in the past, the assessment said.”
Logico. Ineccepibile. Folle.
Concludendo
La libertà è la misura del nostro vivere quotidiano.
Se da una parte il concetto di libertà è un concetto espansivo, dinamico, evolutivo che, in quanto tale, non può essere né definito né garantito una volta per tutte, dall’altra non c’è democrazia che non conosca il potere del nemico interno/esterno per autoperpetuarsi pur nel rischio concreto di emarginare, criminalizzare, annientare nuove visioni di tolleranza e libera convivenza.
Riconoscere come inviolabile o, comunque, presidiato da un serio ed effettivo principio di proporzionalità (secondo il quale possono essere apportate limitazioni ai diritti e alle libertà fondamentali degli individui solo laddove siano necessarie e rispondano effettivamente a finalità di interesse generale o all’esigenza di proteggere i diritti e le libertà altrui) il sacrosanto diritto alla riservatezza, significa dare un contenuto serio ed effettivo (oltre che una garanzia) al nostro quotidiano errare alla ricerca della verità.
be’ meno male che da noi stiamo ancora discutendo del opt-in opt-out per la ricezione di informazioni commerciali…
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HiTrue, in that case you need to make use
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Regards
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